C’è una branca della fotografia che da sempre appassiona fotografi e videomaker: la fotografia naturalistica.
Un genere fotografico insolito e non alla portata di tutti. Spesso è l’amore e la passione per la natura, la necessità di documentarla, che spingono l’appassionato a diventare fotografo. Come è avvenuto nel mio caso.
La conoscenza delle dinamiche che muovono il mondo, oltre le nostre città, la curiosità di conoscere ed esplorare habitat, abitudini animali, saranno il carburante che alimenterà passione e voglia di scoperta del fotografo naturalista.
E’ facilmente intuibile, quindi, come fotografi naturalisti non ci si improvvisa, ma si giunge a tale traguardo con perseveranza e tenacia.
A differenza di altri stili fotografici, la fotografia naturalistica necessita di attrezzature professionali, dove sistemi di autofocus prestanti, teleobiettivi luminosi, saranno i nostri compagni di avventura. Spesso questo aspetto diventa un deterrente per tanti, perché i costi di tali sistemi fotografici sono spesso elevati e nei casi estremi addirittura proibitivi. La cosa però non deve spaventarci perché ci si può sempre rivolgere al mondo dell’usato e con una spesa contenuta cominciare a fotografare.
Le nostre domeniche libere dal lavoro ci saranno alleate. Potremo cominciare con soggetti confidenziali ed abituati alla presenza dell’uomo, come possono essere gli animali presenti in un parco cittadino. Cominceremo così a sperimentare le impostazioni necessarie (tempi-iso-diaframmi), pose, inquadrature e fattore principale, la composizione fotografica. Poche semplici regole basteranno per rendere i nostri scatti accattivanti ed appaganti agli occhi del nostro pubblico.
Dopo una generale introduzione, entriamo un po’ nei dettagli e spieghiamo meglio cosa si cela dietro la riuscita di uno scatto “Naturalistico”.
La fotografia naturalistica è una fotografia premeditata, studiata, calcolata.
Non abbiamo soggetti disposti a mettersi in posa per noi. Si tratta di attimi di vita, di scatti rubati, di momenti brevi ed irripetibili.
Tutti questi fattori sono legati da un solo ed unico comune denominatore: la conoscenza della natura.
Non ci si può improvvisare fotografi naturalisti, ma a piccoli passi, studiando, esplorando, fotografando, un mondo che prima ci sembrava distante ed irraggiungibile, si dimostrerà sempre più alla nostra portata.
Ci si innamora della natura.
Solo con gli occhi dell’amore potremmo cogliere aspetti che ai più risulteranno oscuri, nascosti.
Strumento fondamentale del fotografo naturalista la sua macchina fotografica corredata da un ottimo teleobiettivo.
Potremo optare per una più datata reflex o una recente mirrorless, tipologia di fotocamera ibrida adatta sia a foto che a riprese video. Non avremo preferenze di marchi o sensori, che si parli di micro4/3, apsc, full frame, ogni sensore ci regalerà immense soddisfazioni. Naturalmente considerando condizioni di luce e fattori ambientali, quali pioggia, riverbero, nebbia. Qui però entriamo in tecnicismi che spiegheremo in un successivo articolo.
Altro strumento necessario, ma non indispensabile, un buon cavalletto. L’utilizzo di lunghe focali (classiche di un teleobiettivo), implica la piena stabilizzazione del nostro complesso fotografico.
Oltre all’attrezzatura fotografica, il fotografo naturalista si avvale di strumenti di mimetizzazione, per la maggior parte importati dal mondo venatorio. Teli mimetici, abbigliamento mimetico e veri e propri capanni.
Spesso avvicinare il selvatico resta la sfida più grande, e riuscire nello scatto portando a casa il risultato, ci riporta a quella condizione primordiale classica della predazione. Nel nostro caso la semplice riuscita di una foto.
Come nella caccia, di fondamentale importanza saranno la conoscenza degli habitat, delle abitudini dei nostri amici animali, la perfetta conoscenza nella lettura di fatte e spollinature.
Infatti, la presenza di un animale è spesso svelata delle proprie tracce.
Siano esse impronte impresse nel fango, escrementi, piume o piccoli ciuffi di pelo.
Ogni animale può segnalarci la sua presenza in maniera del tutto diversificata.
Ecco che la fotografia naturalistica può appassionare il cacciatore, che riscontrerà in essa diverse analogie col mondo venatorio.
L’attesa, lo scovo, la riuscita nel posizionare il capanno e infine lo scatto in sè, atto finale di tutta la nostra azione.
Tratteremo in singole rubriche diverse tematiche: partiremo dalla composizione fotografica, passando per il triangolo espositivo, parleremo di attrezzature, tecniche di avvicinamento.
In pochi step, senza eccessive pretese, impareremo a fotografare i nostri amici alati.