Caccia ai colombacci: carniere inaspettato

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Caccia ai colombacci: Emozioni in amicizia

Lo sguardo attento proteso verso l’alto, scruta tra i rami degli alberi ormai quasi privi delle loro foglie.

E’ autunno inoltrato, la natura sembra invecchiarsi in questo periodo, il verde acceso dei boschi lascia il posto ad un secco color marrone. Questa è senza dubbio la stagione preferita dei cacciatori, la mia stagione preferita, il momento in cui il bosco si appropria di un’aura magica, silenziosa, quasi riflessiva.

Al mio fianco, dietro l’appostamento temporaneo realizzato con un telo mimetico fogliato e della vegetazione del posto, il mio caro amico, compagno di caccia in questa giornata di caccia ai colombacci. Sono suo ospite, qui lui è il maestro ed io un semplice apprendista. Che bella la vita dell’apprendista! Quando ogni cosa è nuova, nuove esperienze, nuove emozioni, nuove nozioni, c’è così tanto da imparare.

Dopo aver trascorso le prime ore della mattinata alla ricerca dei colombacci, li abbiamo finalmente trovati in uno splendido bosco tra due aree vietate alla caccia. Un luogo da sogno tra dolci colline, dove la macchia mediterranea domina il territorio. Qualche vecchio casale ben integrato nell’ambiente, indica la presenza dell’uomo, una presenza minima, non ingombrante.

Il bosco d’autunno.

Dopo un camminata in salita con l’attrezzatura in spalla, guidati dal nostro udito, attento a percepire il fragore dello sbatter d’ali del magico volatile blu, abbiamo scelto un posto dove dovremmo riuscire a sparare tra i rami, nel mezzo di due belle querce, posatoi adatti per il columbide.

Passano i minuti, ma il nostro impegno non sembra dover essere ripagato. Qualcosa non va, forse abbiamo scelto male? E’ forse il luogo sbagliato? I colombacci se ne sono andati tutti?

Il maestro parte, decide di fare una perlustrazione nei dintorni. Forse è un po’ impaziente, no non direi, credo che sia l’esperienza di chi pratica questa caccia da tempo. Lui sa che il posto buono per cacciare i colombacci non è quello, percepisce che ci deve essere una posizione migliore. Il suo istinto lo guida.

Mentre sono solo, osservo attentamente il piccione sulla cima dell’asta, i suoi occhi vedono meglio dei miei, mi può essere di grande aiuto nell’avvistare i colombacci. Il breton femmina del maestro guarda me, freme, i suoi sensi assaporano il momento in cui entrerà in azione per recuperare i capi abbattuti. Al solo guardarla si percepisce la sua energia, la sua voglia di cacciare. Poveri cani d’appartamento, che mai potranno dar libero sfogo al loro naturale istinto, imprigionati dalla “civilizzazione” dei loro padroni.

L’amico torna, non uso volontariamente il suo nome, è un tipo riservato che, non di rado, minaccia la distruzione della mia GoPro, se dovessi utilizzarla quando sono con lui.

Ho trovato il posto delle palombe“- esordisce – “credo di averne alzate 200“. Se non fosse chiaro, ‘palombe’ è il termine dialettale umbro con cui vengono chiamati i colombacci.

Smontiamo tutto e ci spostiamo, potrà sembrare faticoso e, forse, anche un azzardo. Forse lo è. Ci spostiamo, risistemiamo il tutto e poi magari non si vede più nulla. Non importa.

Percorriamo alcune lunghe decine di metri nel bosco, dove si procede a fatica tra gli arbusti, l’attrezzatura che si impiglia tra i rami, gli scivoloni in salita, con le foglie bagnate che rendono il cammino più arduo. Chi caccia i colombacci con le aste sa bene di cosa sto parlando: fatica, sudore, tenacia, tutti elementi intrisi che fanno parte di una passione ardente.

Nel seguire il maestro, mi ritrovo in uno spiazzo nel bosco, una piccola radura di qualche metro, priva di alberi, da dove lo sguardo domina il territorio per km. La visione è superba: colline e montagne all’orizzonte, sotto di noi un fiumiciattolo si insinua delicatamente tra gli avvallamenti della crosta terrestre, qualche verde campo seminato con grano.

Un meraviglioso panorama autunnale.

Io preparo l’appostamento, mentre il mio compagno posiziona l’asta con il piccione. Pochi minuti e siamo pronti.

E invece, di nuovo, i colombacci sembrano spariti, volatilizzati, fantasmi tra gli alberi. Se fosse facile cacciarli, probabilmente, non saremmo nemmeno qui. Le cose facili non fanno per noi. La soddisfazione, l’appagamento, le emozioni ci vengono nel realizzare compiti difficili.

Mi prendo i mandarini dallo zaino e ci concediamo un pasto, forse più per passare il tempo che per fame. Ma no, anche per fame, ai mandarini non si dice mai di no. Un frutto delizioso, anche il solo color arancio della buccia è invitante, allegro, sembra trasparire dolcezza. E vogliamo parlare del sapore? Non serve di certo che ci dicano quanta vitamina C possiedono, non ci interessa, è il gustoso sapore agrodolce che ci attira. Ho la salivazione aumentata anche al solo descriverlo!

Mentre sono li, seduto sullo sgabellino, che sbuccio un mandarino, mi lascio andare al momento e, privandomi della mia maschera da uomo duro, esprimo un sentimento sincero. Gli confesso, al maestro, che non è importante come finirà la nostra giornata, non ha importanza se riusciremo o meno a sparare qualche colombaccio. La giornata in ottima compagnia, le chiacchiere, le risate, la vista di paesaggi meravigliosi, l’intimità di un frugale pasto a base di mandarini, sono per me sufficienti per poter affermare di aver trascorso una giornata stupenda.

colombaccio preso nel bosco
Un colombaccio catturato, con la sua colorazione inconfondibile.

Con il tempo ho iniziato ad apprezzare le piccole cose, gli attimi, le sensazioni, le persone che riescono a distrarmi dagli impegni quotidiani. La vita è un percorso, a volte molto accidentato, e momenti come questo sono da incorniciare. Folate di vita vera, sincera, armoniosa, dove siamo realmente connessi con il nostro Io interiore.

E poi, la magia inaspettata! Colombacci, colombacci e ancora colombacci. Meravigliose creature che, inaspettatamente, ci regalano curate mozzafiato, scene che illuminano gli occhi e accelerano il cuore. Belle fucilate, la breton che recupera orgogliosa le prede, noi due, io e il maestro, che ci godiamo il momento pieni di entusiasmo.

Io molto eccitato e meravigliato, non trattengo la mia gioia, lui è più tranquillo, non lascia trasparire più di tanto, in fondo è un cacciatore navigato di questo bellissimo selvatico. Ma lo so, lo noto, si illuminano lo stesso i suoi occhi, alla vista del colombo. Animale che tanti dolori gli fa passare, ripagati da grande gioie.

Grazie maestro, grazie natura, grazie caccia per farmi sentire così vivo.

Caccia al colombaccio nel mese di ottobre.

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